LA MIA NEW YORK.

Fam trip 11/16 Febbraio.



Prontissima per questa nuova avventura!
 
Ritorno a New York dopo ben 8 anni...
 
Ho un bellissimo ricordo, di una città che mi ha conquistata poco alla volta: all’epoca, non sognavo come tanti, gli Stati Uniti e una delle città più belle al mondo, e appena atterrata la trovai… quasi scontata, per tutto ciò che vedi ogni giorno dai media, film leggendari, serie tv… poi me ne innamorai…
 
Parto con un gruppo ristretto di colleghi che non conosco e questa cosa mi da sempre una certa adrenalina, e un accompagnatore che si rivela davvero fantastico: Stephan ha vissuto tantissimi anni a New York e tutta la sua esperienza e professionalità si riveleranno il valore aggiunto di questo bel viaggio.
 
Voliamo con KLM da Linate, ecco sulla compagnia ho davvero qualche riserva, e constato con mano di fare benissimo nel consigliare ai clienti di spendere qualche soldino in più per avere un volo anche diretto oltre che con aeromobili più confortevoli.
 
Ormai arriviamo in tardissima serata e questo è certamente un handicap se si hanno pochi giorni come i nostri, ma non importa, la voglia di conoscere e di vivere la nostra esperienza americana non si fermano di fronte a un accenno di pigrizia e stanchezza.
Subito in un grazioso pub a stuzzicare qualcosa, a conoscerci e a tirare un po’ l’ora, che ci aiuterà a recuperare meglio il jet lag.
 
Soggiorniamo al Parker Meridien, io occupo una valida stanza con vista Central Park… dici niente?
 
L’indomani il maltempo da’ il meglio di sé: nevica..
 
Siamo tutti molto coperti e con entusiasmo conosciamo la nostra guida, Katia, con cui iniziamo la nostra avventura.
 
L’upper west side rappresenta la quintessenza di Manhattan, è caratterizzata da belle strade residenziali, dalle facciate dei vecchi hotel su Central Park West e Riverside Drive, due dei più importanti mercati cittadini (Zabar's e Fairway), uno dei maggiori musei (l'American Museum of Natural History), un'università della Ivy League (Columbia University), e la cattedrale neogotica di St. John the Divine.
Sono un’appassionata di architettura e sono colpita dagli edifici storici, costruiti prima della Seconda Guerra Mondiale e alcuni risalenti anche a prima, anche se la zona sta cambiando a causa della costruzione di nuovi appartamenti, la frontiera all’avanguardia della ricettività albergheria della città.
Ne visitiamo di bellissimi e confortevoli, oltre che di centrali, come gli AKA.
Sta nevicando e la bellezza di Central Park è davvero commovente; tutto è ovattato e immerso in una calma e pace surreali, poi  all’improvviso vedo me stessa, in primavera o in autunno, le migliori stagioni per visitare la città, che corre, passeggia alla scoperta di angoli e colori di inaspettata vivacità.
Qui si può fare di tutto, si è rapiti dalla sua estensione, da ciò che rappresenta per gli Americani e anche per noi, che in ogni momento dell’anno pagheremmo oro per avere una sua vista spettacolare dalla nostra confortevole camera d’albergo…
 
Harlem mi incuriosisce molto forse perchè continua ad essere nell’immaginario collettivo, quello che è stata per alcuni decenni del 20° secolo: il tipico ghetto americano.
La mia sensazione è ben diversa, un quartiere vibrante, sicuro, ospitale, multi etnico.
Penso alla storia degli afro-americani di New York, risalente fino al 17° secolo,  che è stata in gran parte una fuga dal razzismo, dai bassifondi violenti di Lower e Midtown Manhattan, quando a quel tempo Harlem era un paesaggio bucolico fuori città.
Poi il suo periodo buio ha cercato in tutti i modi di farle cambiare faccia, ma ritengo che il senso profondo della parola “comunità” che qui si respira a pieni polmoni, l’abbia salvata.
Il pomeriggio ci vede  pronti con il walking tour in Midtown: attraversare la Fifth Avenue, partendo dalla Nyc Public Library, con questo clima cosi tipicamente invernale e newyorkese, mi entusiasma ancora di più.


Ed ecco il Rockfeller Centre, St. Patrick Cathedral, Central Park South, Time Warner Centre, per concludere nella sempre caotica e luminosissima Time Square.
La passeggiata non poteva non riguardare anche la Grand Central Station, maestosa, elegante con i suoi affreschi, marmi: stare semplicemente fermi a guardare, è quello che suggerisco.
Un via vai di viaggiatori in un ambiente… quasi da museo, al di fuori dal tempo e dallo spazio; qui è davvero piacevole pranzare, al suo interno un mercato alimentare di prodotti di primissima qualità e sotto, una food court ricca di interessanti e golose evasioni...  Nella super modernità di una città in continua evoluzione, qui troverete un pizzico di nostalgia e calore.
 
La sera ci vede protagonisti al Benihana of Tokyo, esperienza divertente, che tra l’altro proprio per la sua particolare formula di coinvolgimento del commensale, permette al gruppo di amalgamarsi un altro po’.
 
Il giorno seguente già il tempo si presenta più clemente.
Ci aspettano quartieri che ora sono sempre più di tendenza, dopo la loro visita ho compreso ancora di più quanto possa essere un valore aggiunto proporre di soggiornare in zone che una volta venivano poco prese in considerazione, perchè sembrava esistere solo Midtown.
Vengo letteralmente rapita da quello che è da sempre il mio quartiere preferito: Soho, elegante, alla moda con i suoi edifici di ghisa, particolari e davvero belli a vedersi, si respira una ventata di freschezza, di fermento e continuo rinnovamento : sento di essere in un salotto in cui gallerie d’arte, accanto ai negozi di grandi firme ma anche e soprattutto a contesti di design e boutique che vendono merce lontana dalla commercialità a cui spesso ci si abitua, ristoranti tipici per tutte le tasche, sono i grandi protagonisti.
 
La tappa successiva è il Greenwich Village, e qui mi sembra di essere in Europa, in Gran Bretagna, le tantissime case a uno, massimo due piani, a mattoncini rossi con il piccolo giardino, i pochi gradini destinati  ad accogliere il visitatore di turno… Il posto migliore per iniziare è sicuramente Washington park circondato dai caratteristici palazzi della New York University.
Due sono le strade da non perdere, Bleecker strett e MacDougal street, ci potrete trovare molti locali particolari, belle case in brownstone molto diverse dai grattacieli di Manhattan.
Tante le possibilità: visitare il caffè Wha, mecca di tanti musicisti ed attori, ascoltare musica dal vivo al Blue Note od al Vanguard o vedere la casa di Carrie di Sex and the City o quella di Friend, mangiare il miglior Falafel di New York o prendere un caffè presso la famosa pasticceria Magnolia Bakery…
Tanti i negozi piccoli e particolari, direi quasi botteghe, si è catapultati in una dimensione “ più umana” dove perdersi semplicemente camminando.
 
Attraversiamo anche i quartieri di China Town e Little Italy, quest’ultimo per me in particolare è una grande delusione, ormai nessun’aria nostalgica, ma penso a ciò che doveva essere in passato, ricco di dialetti e di profumi di quell’italia così lontana e cosi adorata…
 
Passiamo velocemente anche nella zona del quartiere di Tribeca.
Per i newyorkesi è molto trendy, con ottimi ristoranti, bar e gallerie d'arte. Fama internazionale gli è stata data da Robert De Niro con il suo centro di produzione cinematografica e il TriBeCa Film Festival: White Str. e Harrison Str. sono le vie più piacevoli per una passeggiata.
Non molto distante da altre interessanti attrazioni cittadine (One Trade Center, ad esempio) può rilevarsi una tappa interessante nella scoperta di una New York un po' meno nota e  non da turismo di massa. 
 
Chelsea mi ha sorpreso, ti ruba qualche scatto fotografico davvero interessante, è uno dei quartieri più intriganti e modaioli della città, la cosa che mi è piaciuta di più: la bella e caratteristica passeggiata sopraelevata High Line, recupero di un’antica ferrovia, è un luogo di relax con giardini pensili, panchine e chaise longue che permettono di rilassarsi e di osservare bellissimi tramonti.
Ci sono tanti newyorkesi che passeggiano, leggono, fanno ginnastica, si riposano.. Si attraversano quartieri diversi e la vista cambia in continuazione. Reputo sia un'esperienza unica, che ti da la possibilità di vedere questa città da un altro punto di vista
Qui si mangia anche, dopo aver fatto un giro al Chelsea Market, tanti ristoranti, diverse le cucine da assaggiare, meritevole il pesce,  il tutto in un ambiente davvero particolare, è stato ricavato da una fabbrica in disuso di biscotti Oreo.
 
Siamo ormai giunti all’ultimo giorno: ci aspettano il Bronx, Queens e Brooklyn, otto ore ininterrotte, all’insegna del contrasto.
Passiamo per lo Yankee Stadium, la vera Little Italy del Bronx: ecco, qui sento quella parlata così strana tra l’italiano un po’ dimenticato e l’americano, mi fa sorridere la farmacista a cui mi rivolgo per delle salviette umidificate, mi chiede da dove vengo, se mi piace la Sua America, quella che ha accolto i suoi avi , che ha dato la possibilità alla sua famiglia come a moltissime altre, di costruire qualcosa di buono e duraturo, è orgogliosa di avere origini italiane ma ancora di più di essere un tutt’uno con quel Paese che le ha dato una chance di vita migliore.
Tante le botteghe con i nostri prodotti tipici, nulla di artefatto qui , solo gente che con dignità porta avanti il lavoro e le proprie tradizioni, forse da generazioni…
 
Il quartiere del Queens è un’autentica oasi culturale: Flushing ospita la fantastica Chinatown, Jackson Heights riunisce diversi negozi e ristoranti sud asiatici, con addirittura un cinema di Bollywood, mentre Astoria è conosciuta per la sua tradizione greca.
E’ il più grande dei 5 distretti di New York ed il secondo più popolato, lo precede solo Manhattan. 
Famoso anche per i suoi musei e per l’offerta di affitti a costi decisamente più contenuti, dal Queens si può arrivare sia a Manhattan che a Brooklyn in pochissimi minuti grazie alla metro, quindi è un’ottima posizione per chi viene a New York in vacanza.
Mi colpisce per le case individuali carinissime e tutte originali e per il  Ponte di Queensboro una vera e propria icona, connette il centro di Manhattan con Long Island City, appunto nel Queens.
 
Ma la vera chicca della giornata è sicuramente Brooklyn, uno dei quartieri più cool del momento, ricco di locali, ristoranti ma soprattutto gallerie d’arte, e negozi di design.
 
E qui capita “ fagiolo” un bel walk tour tra i graffiti di Bushwick, oggi quartiere rivalutato grazie a ben 50 grandi graffiti. Una collezione d'arte all'aria aperta che entra anche nelle guide turistiche.
Ci sentiamo quasi dei pionieri, la visita non è per niente commerciale ad ora, forse lo diventerà, chissà…
Quello che di certo so è che è piacevolissimo passeggiare alla scoperta delle opere degli artisti di strada più creativi della città, ci colpiscono i colori accesi dei tag personalizzati, immagino le storie che si celino dietro questi scintillanti murales e scatto foto dei bizzarri poster.
Sarebbe bello organizzarsi, alla prossima visita di New York, con una guida che spieghi ad esempio le tecniche e gli strumenti necessari per creare questi capolavori di street art, che finalmente sono stati riconosciuti come forma d’arte, che attrae artisti locali e internazionali di tutto il mondo.
Proseguiamo e ancora una volta non manca la sorpresa: in un una zona così protesa verso l’innovazione, si distingue Williamsburg, un quadrato che sembra appartenere a un’altra epoca e un altro mondo: è abitato da ebrei hassidici, il colore predominante è il nero, e i tanti bambini, perchè i precetti religiosi incoraggiano le famiglie ad avere un alto numero di figli.
E infatti, camminando per le strade, ecco madri rigorosamente in gonna e padri con le loro peot, i lunghi boccoli lasciati crescere davanti le orecchie, spingere carrozzine McLaren nere sui marciapiedi.
Sono un po’ scossa da questa visione, da questa radicale chiusura, che va comunque accettata, ma il ponte ci aspetta, bellissimo, imponente, nessuna foto, credetemi, può rendergli giustizia!
Tanti gli scatti fotografici, la giornata è soleggiata, il cielo di un blu intenso, mi vedo a correre, a leggere un libro, chissà la prossima volta con Matilde ragazzina, piena di voglia di vivere e di conoscere questa parte di mondo che nomina spesso, lo skyline è bello da mozzare il fiato.
Il pomeriggio non può terminare così, Stephan ci riserva un’altra piacevolissima sorpresa, direi una chicca: percorriamo il ponte di Verrazano, che inaugurato nel 1964, unì Staten Island a Bay Ridge, Brooklyn, due zone ad alta concentrazione di italiani. Fu naturale, quindi, la dedica all'esploratore fiorentino, che, nel 1524, fu il primo europeo ad entrare nel porto di New York. 
Ci fu qualche disputa sull’ortografia del nome, ma alla fine si scelse la dicitura americana, con una sola “z”.
Quando fu inaugurato nel 1964, il ponte ad arco di Verrazano era il più lungo del mondo. E’ davvero imponente, alle sue estremità ci sono Fort Hamilton, a Brooklyn, e Fort Wadsworth, a Staten Island, che per oltre un secolo sorvegliarono il porto di New York.
Siamo appunto diretti a Staten Island, ai grandi grattacieli si sostituiscono villette in stile coloniale adagiate tra splendide colline, effettivamente siamo geograficamente vicini al New Jersey, in passato vi era più verde che città e ora graziosi quartieri, musei, è la parte di New York più ricca di parchi e giardini, altra curiosità è che la quasi metà della popolazione abbia origini italiane e pertanto certamente veniamo accolti con un pizzico di calore in più...
 
Rientriamo a Manhattan con il traghetto dei pendolari, bella l’idea di sentirsi in questo momento una di loro , lo Staten Island ferry,  e qui godiamo appieno della spettacolare vista sia su Manhattan sia sulla statua della Libertà, accolse gli Olandesi nel 1624 e poi da qui un continuo saluto agli avventurieri, in cerca di una nuova vita. 
Per tale motivo sempre più spesso frotte di turisti arrivano a Staten in traghetto, come se fosse una minicrociera, e si dedicano a un completo tour panoramico e fotografico.
 
Quando si parla di Statua della Libertà, importantissimo simbolo per tutti gli Americani, non si può non parlare della vicina Ellis Island, mi vengono ancora i brividi al pensiero di quelle migliaia e migliaia di persone in coda… già… qui gli uffici della Stazione di immigrazione controllava documenti e disponibilità economiche, verificava le condizioni di salute e della fedina penale
chissà quanta ansia, paura, ma anche infinita speranza… alimentavano il clima di questo isolotto, che ai più avrebbe aperto le porte di quello che veniva inteso come il paradiso.
Vi invito a dedicarle una visita approfondita, in particolare all’Ellis Island Immigration Museum, rivivrete con una certa commozione, a me è successo, la storia di tante persone che scendevano dai traghetti con indosso i loro costumi tradizionali, cercavano la fortuna, un futuro migliore.
Tante le foto, ancora di più i nomi incisi, l’America è soprattutto qui, questa gente umile e spesso disperata ha gettato le fondamenta dell’America contemporanea.
 
Arrivati a Manhattan, sulla 59°, prendiamo la funicolare per Roosvelt Island, molti diplomatici stranieri hanno la loro residenza qui, a causa della sua prossimità al Palazzo delle Nazioni Unite che si trova nell' "East Side" di Manhattan;  l’isola si trova proprio sotto ad uno dei miei ponti preferiti, il Queensboro Bridge… che dire vista fantastica, vorrei saper volare, il cielo è terso e pronto per farci godere dell’ultimo must, imperdibile: la salita al Top of the Rock Observatory… e qui non si parla più, si scatenano i clic delle più svariate macchine fotografiche, degli smarthphone, provenienti dalle diverse parti mondo, si sentono tante lingue diverse, ma alla fine l’esclamazione “wowwww” accomuna davvero tutti…
 
La sera ceniamo a Hells Kitchen, quartiere che in passato era considerato poco raccomandabile, ma che oggi si impone per l’abbondanza di piccoli bar e ristoranti. 
Una validissima alternativa ad altre zone, quelle considerate più glamour, ma davvero care, qui in particolare la 9th Avenue è perfetta per una cena o per prendere qualcosa da bere.
La cucina e i prezzi sono tanto variegati quanto la gente che vive in quest’area: anziani, famiglie, giovani professionisti completamente presi dalla loro carriera e vita, creativi, omo e eterosessuali vivono felicemente insieme.
 
Per il dopo cena Stephan ci porta al rooftop al 230 Fifth Avenue e qui l’ultimo abbraccio virtuale all’Empire, agli altri importanti Grattacieli, e a tutto lo skyline di questa incredibile città.
 
Il giorno seguente rientriamo, ormai ci lasciamo alle spalle il bel tempo che accoglierà altri nostri colleghi.
 
Posso dire di avere visto una città diversa rispetto a quella che vidi anni fa.
E la differenza non la fa certamente il clima, si può dire che l’abbiamo vissuta in tutte le stagioni dell’anno in cosi pochi giorni, e neanche il fatto che a mio avviso sia peggiorata sotto il profilo del servizio e dei costi in alcuni casi davvero esosi, quanto il come sia stata vissuta.
Sono più matura e anche più fortunata in questo fam..  
Ancora di più ho compreso l’importanza di avere a disposizione persone professionali e competenti sulla destinazione, come Katia e Stephan.
Voi potreste sostenere che questa cosa sia scontata in qualsiasi parte del mondo, ma ormai non per New York… in fondo tutti la conoscono, tutti ne parlano, noo?
Invece la verità è che tutti siamo un po’ saccenti, come quando venni la prima volta, ormai siamo nel mood “di pane e Stati Uniti”, pensiamo di capirla grazie a qualche serie televisiva, ai gossip, alla cronaca, alla politica estera, ai continui consigli che ci vengono propinati dall’amico dell’amico che ci è già stato, per festeggiare il compleanno o in viaggio di nozze oppure che la sceglie per lavoro…
Con questa esperienza ho colto la vita reale anche dei newyorkesi, che credetemi non è come spesso ci viene dipinta… del plurifortunato borghese o dell’emigrante italiano, “cervellone”, che guadagna fior fior di dollari alle dipendenze di potenti multinazionali… è molto molto di più e presenta aspetti tanto complessi quanto commoventi.
Tutti le riconosciamo la sua unicità e bellezza, ma spesso non il fatto che sia anche cosi imprevedibile e camaleontica: non soggiornate le 3 notti, a spizzichi e bocconi, solo per il semplice fatto di dire “ci sono stato”, ma VIVETELA più giorni e con un approccio umile e perchè no, con un po’ di fortuna, anche in compagnia di qualcuno del luogo, che sappia trasmettervi qualcosa di nuovo e speciale...
Solo cosi coglierete la bellezza dei nuovi quartieri in cui soggiornare, degli itinerari alternativi da seguire, e… sarà AMORE, autentico e duraturo come solo questo sentimento sa essere…




Anna Di Bona
Consulente di viaggio, I Viaggi di Anna
 
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Autore: Anna di Bona

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