INDIA – TRIANGOLO D’ORO

20/26 APRILE 2015

“L’invito a questo viaggio era tanto atteso quanto inaspettato: la possibilità di visitare almeno una volta nella vita questa destinazione, rappresenta per me da sempre la realizzazione di uno dei miei sogni nel cassetto. L’ho inseguito nell’adozione a distanza, nella lettura di libri toccanti, come “La Città della Gioia”, “Shantaram” e nei moltissimi romanzi storici che spesso accompagnano il mio sonno.
 
Il momento della partenza è ricco di fermento e grande aspettativa.
Parto da Milano Mxp con colleghi, 14, che non conosco e che, poi di fatto, diventeranno il mio importantissimo punto di riferimento per tutta la durata del viaggio.
La compagnia aerea è AUSTRIAN AIRLINES, con cui è previsto uno scalo a Vienna, per poi ripartire per la destinazione finale, Delhi, dove atterriamo dopo 6 h e 40 minuti di volo e che rappresenta il punto di partenza del nostro viaggio.
All’arrivo ci accoglie la guida, che ha assunto il nome italiano di Felice, e che da subito si dimostra persona acuta e disponibile.
La prima impressione non mente: Lui sarà il grande valore aggiunto di questo viaggio, con la sua preparazione e profonda cultura.
L’itinerario predisposto per noi, data la breve durata della nostra permanenza, è il cosidetto “Triangolo d’oro”, che prevede la visita della città di Delhi, capitale del Paese, di Agra, con il celeberrimo Taj Mahal, e di Jaipur, capoluogo del Rajstan, Terra indiscussa dei Maharaja.
 
Delhi si presenta come una città abbastanza ordinata nei suoi quartieri residenziali, ricchi di parchi e giardini ben curati, il tutto frutto della dominazione inglese; la città vecchia invece ti da’ un veritiero spaccato della tipicità indiana, con i suoi forti contrasti e le divertenti attività commerciali, esercitate nella semplicità e a volte improvvisazione più assoluta.
L’impatto con la prima giornata, 40 gradi, non ci toglie l’entusiasmo, e ci porta verso la Moschea del Venerdì, lo spettacolare complesso Kutub Minar, poi un toccante tempio Sik, e il Mausoleo dell’indimenticabile Mahatma Gandhi.
La capitale ci ricorda in ogni istante, con i suoi 17 milioni di abitanti, che stiamo visitando una parte piccolissima di questo subcontinente che è l’INDIA, che fondamentalmente si può dividere in due parti:
il Nord, che ha subito la forte influenza islamica, dovuta alle invasione provenienti dall‘Antica Persia, e il Sud, dove è visibile la vera cultura induista, con le città tempio, maggiori comodità nei trasferimenti, inferiore concentrazione di popolazione e di fatto vivibile con un clima più fresco per la presenza di una meravigliosa vegetazione e ridenti colline.
Questa la sintesi, indubbiamente riduttiva, delle due parti più rappresentative del Paese, anche se non vanno dimenticate zone ancora incontaminate date dall’altopiano centrale piuttosto che dal Ladakh, meglio conosciuto come il Piccolo Tibet.
 
Tornando al nostro giro, la successiva tappa è Agra, di per se’ citta abbastanza anonima, se non fosse per la presenza del Taj Mahal, vera perla architettonica dell’Oriente islamico.
Trattasi di un’opera incredibile fatta costruire dall’Imperatore dell’epoca, con materiali di estremo pregio, primo fra tutti un enorme quantitativo di pietre preziose, a ricordo di una sposa, ma soprattutto di una madre che perse la vita dando alla luce l’ennesima figlia; l’amore è sempre capace di grandi cose, e in questo caso, di grandi opere.
 
Anche il Forte Rosso colpisce per la sua vastità e antica opulenza
 
Il caldo è sempre presente, le distanze lunghe, si parla di 5/6 h di pullman al giorno, per soli duecentocinquanta km, infatti occorre considerare un tempo di percorrenza che è esattamente il doppio di quello previsto nella nostra normalità.
 
La tappa successiva è rappresentata da FATHEPUR SIKRI, città abbandonata e costruita dal più importante imperatore della dinastia Moghul, Akbar, e dalla visita della vera e propria chicca Abhaneri, dove ci si trova a contemplare il bellissimo pozzo-palazzo.
 
Ormai la tappa, a mio avviso più suggestiva del viaggio, è alle porte: JAIPUR, capitale della regione del Rajastan, culla di ricchezza dei Marahaja, che l’hanno dominata per secoli.
Qui tutto ci parla di un antico splendore, suggestiva la visione del Palazzo dei Venti, l’escursione a dorso di elefante al Forte di Amber, e infine al Palazzo della città con il suo Mausoleo e Osservatorio Astronomico.

L’ultimo giorno in questa coloratissima parte d’India, è vissuto con intensità: tanto tanto divertimento fra noi, a bordo dei risciò che ancora di più ci introducono nella realtà quotidiana, nei suoi eleganti sari, colorati turbanti, negozi  provvisti di ogni genere di mercanzia.
La sera si presenta ancora più speciale, è un crescendo di emozioni: in camera, sul letto, trovo un bellissimo sari da indossare e l’invito a una cena molto speciale, a cui partecipare…
 
L’antica dimora di Palazzo Chombre ci apetta e qui rivivo scene da “Mille e Una Notte”, la magia che doveva regnare indiscussa presso le ricche corti dei Maharaja; il tempo pare essersi fermato ed è fortissima la sensazione di fare parte di un dipinto datato secoli fa….
 
Ormai siamo giunti al termine: in mattinata altre 5 h, si torna indietro verso Delhi, verso casa…
 
E ancora una volta mi trovo a fare i conti con ciò che un viaggio mi ha lasciato.
 
Questo itinerario mi ha permesso di capire che L’INDIA, nel mio “immaginario”, non rappresenta più la realtà di nicchia, adatta a pochi, che ero solita proporre, ma una meta che si apre semplicemente a tutti coloro che, come me, amano la cultura, nel senso più forte e autentico del termine, che va ad abbracciare momenti di incredibile bellezza, vissuti con una popolazione serena e pacifica, sempre pronta ad accoglierti e a renderti partecipe della sua vita.
Non dimenticherò i matrimoni, ben tre! A cui così per puro caso abbiamo partecipato perchè invitati dalla gente incuriosita da questi occidentali con look e usanze completamente diverse dalle loro.
In India l’ospite è sacro e tu visitatore non sei MAI spettatore passivo.
La vita di questo Paese ti travolge e ti chiede costantemente di esserne protagonista, con semplicità.
Questo aspetto mi ha molto colpito, assieme all’attaccamento alle tradizioni, all’ottimo rapporto qualità prezzo delle strutture, alla buona cucina che ho apprezzato, con piccoli accorgimenti nella scelta, al profondo senso di spiritualità manifestato nelle moschee, nei templi Sik, nei piccoli gesti e grandi sorrisi della Sua gente.
 
Si dice che “l’appetito vien mangiando”, pertanto tornerò in India per visitare il Rajastan con il suo ammaliante deserto, per viverlo appieno, come fosse una favola, ma non mi farò mancare anche i meravigliosi templi di Khajuraho e la toccante Benares, dove tutto è possibile e nulla può essere spiegato con logica e razionalità.
 
Le mie emozioni sono, a distanza di una settimana, ancora forti e non avrei potuto viverle senza l’eccellente organizzazione di MISTRAL che da anni fa la differenza, con i suoi preparatissimi collaboratori, sulla destinazione.
Un sincero e affettuoso ringraziamento va ad Elvira, Dario, Alessandra, Anin e alla bravissima e ironica guida Felice, che hanno permesso che uno dei miei sogni diventasse realtà.
Mi hanno accompagnato, insegnato, rallegrato, sopportato!
E poi come non ricordare i miei compagni di viaggio, all’inizio veri e propri  sconosciuti e poi diventati unici e speciali, nell’arco di pochissimi giorni!?
Tanta complicità, stima e simpatia, gli ingredienti di questo bellissimo viaggio.
 
Ritengo che alla base di ogni esperienza, ci debba essere sempre il medesimo approccio, che potrei sintetizzare nel ritornello, coniato da Felice, e poi inserito in tutti gli argomenti di discussione di cui abbiamo parlato:
“PAESE CHE VAI…USANZA CHE TROVI!”, perchè Viaggiare vuol dire aprire cuore e mente al mondo, in qualsiasi modo esso si presenti senza ricorrere a giudizi affrettati e a barriere, a cui spesso siamo abituati.
 
Un Paese che ha 5000 anni di storia, ma giovanissimo nella sua indipendenza, che ogni giorno si trova a fare i conti con una popolazione davvero eccessiva, con gli errori delle dominazioni passate, in primis quella inglese, che ha preso molto e lasciato poco, con i palesi contrasti fra ricchezza e povertà, con una cultura a volte talmente radicata e forte, in usanze e tradizioni millenarie, da sembrare inconcepibile all’occhio moderno e occidentale
…..ma qui sta il trucco……
L’india non va giudicata, va accolta in tutte le sue sfumature, da quelle più scure a quelle via via piu limpide e chiare, solo così si potrà dire di essere entrati in sintonia e si potranno comprendere i suoi secoli di storia.
 
Ora non mi resta che concludere questo reportage con la parola che ora più mi manca, NAMASTE’, che letteralmente significa “mi inchino alle qualità divine che sono in te”….
converrete con me che questo approccio la dica davvero lunga sulla spiritualità di questa meravigliosa gente….

Anna Di Bona
Consulente di viaggio, I Viaggi di Anna
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Autore: Anna di Bona

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